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Rossorubino, il ristorante dentro l’enoteca

di CORRADO LARONGA

Il pubblico di oggi, perfino a Torino, è abituato a trovare ristoranti un po’ ovunque. All’interno degli hotel, nelle macellerie, nelle pescherie e addirittura nelle enoteche. Ma nel 2003, quando aprì Rossorubino, questo stile di ristorazione “ibrido” non era ancora in voga come adesso.

Edoardo e Andrea Gazzera, in questo sono stati dei precursori, immaginando il loro locale non solo come un luogo in cui vendere vino, ma anche come un ristorantino in cui fare cultura intorno a questo vino, proponendo degustazioni guidate, percorsi di abbinamento tra piatti e bottiglie, eventi in cui raccontare la storia dei vitigni, delle cantine e dei produttori.

Andrea ed Edoardo Gazzera

Dopo vent’anni – quelli che quest’anno compie Rossorubino – si può dire che la loro fu una giusta intuizione. Oggi, Rossorubino è un locale composto da due anime: l’enoteca e il ristorante, accomunati dalla stessa ricerca della qualità e del buono.

Può il ristorante di un’enoteca essere considerato un vero ristorante? Provando la proposta di Rossorubino ci siamo accorti che sì, questo è davvero un ristorante. C’è uno chef, Enrico Scavarda, che insieme alla sua brigata composta da Davide Pozza e Roberto Giannini ha un’idea ben precisa della cucina da proporre: territoriale e tradizionale, ma al tempo stesso creativa.

E se vi dicessimo che tutto è partito da una Schiciola? Sì, perché dopo il Covid, che ha stravolto non solo le nostre vite, ma anche le nostre attività quotidiane, Edoardo e Andrea si sono chiesti in che direzione stesse andando la loro proposta ristorativa, rispondendosi che forse, rispetto alle origini, aveva perso un po’ la strada. Per ritrovarla, hanno avuto un’idea comune: ripartire dalle loro radici, quelle del Monferrato più autentico, autore di ricette straordinarie anche per la loro semplicità, proprio come la Schiciole. Si tratta dei ritagli della pasta degli agnolotti che, in passato, veniva fritta nello strutto e poi abbinata a formaggi e salumi.

Rifarla uguale? No, perché alla tradizione hanno deciso di affiancare la creatività di Enrico Scavarda, che nel caso specifico della Schiciola ha deciso di proporla cotta al forno e abbinata a prodotti diversi, come per esempio la Robiola di Cocconato e la pesca al rosmarino, che è la versione che abbiamo mangiato noi.

Di seguito, vi raccontiamo il percorso degustazione che abbiamo provato in esclusiva, con l’abbinamento vini studiato apposta per i piatti proposti.

Schiciola Pesche e Robiola di Roccaverano abbinata a Cremant de Bourgogne Bulibulle D.ne La Couvette

 

Salam ‘d patata con cavolo viola e senape abbinata a Cava Brut Rosado Mont Marçal

 

Trota affumicata, trombette gratin e lime abbinata a Erbaluce di Caluso Etichetta Blu La Campore

 

Risotto Castelmagno e fichi abbinato a Champagne “20 anni Rossorubino” Yannick Prevoteau

 

Agnolotto d’oca con brodo orientale alle 5 spezie e burro al coriandolo abbinato a Champagne “20 anni Rossorubino” Yannick Prevoteau

 

Fegato di coniglio con burro, rosmarino e nocciole abbinato a Avanà Valsusa Garbin Tenuta ‘L Garbin

 

Mousse al cioccolato e uva fragola

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