L’avvento dei social network ha rivoluzionato molti aspetti della nostra vita, inclusa la nostra relazione con il cibo. In particolare, Instagram si è affermato come la piattaforma principe per la condivisione di foto e video di piatti, ristoranti e chef.
Ma qual è l’impatto sulla cultura gastronomica e cosa significa per chi, come noi, usa i social tutti i giorni? Uno degli aspetti più evidenti è la potenza della condivisione. Instagram ha aperto nuove porte per gli appassionati di cucina e anche per gli operatori di settore, offrendo loro la possibilità di condividere le proprie creazioni gastronomiche con una vasta audience.
La conseguenza è stata una maggiore visibilità per gli utenti comuni con la passione per la cucina, ma anche per ristoranti, panetterie e aziende alimentari, che improvvisamente hanno potuto promuovere i proprio prodotti in modo personalizzato, accattivante e, soprattutto, gratuito.
Ma questo non è l’unico effetto della condivisione e, forse, nemmeno il più degno di nota. Condividere sui social contenuti originali porta infatti, in alcuni casi, alla nascita di una comunità virtuale grazie alla quale gli utenti interagiscono con altri utenti con interessi simili, si informano, scoprono nuovi piatti e nuovi ristoranti. È un po’ il passaparola trasportato nel tempo dei social, un’azione di portata incredibilmente efficace. E qual è l’effetto del passaparola? Quello di creare nuove tendenze.
Piatti, cocktail, prodotti alimentari generici sono diventati virali grazie ai social e anche in questo caso si può assistere a un fenomeno già ben conosciuto – e cioè il mercato che influenza la produzione – ma oltremodo amplificato per la portata del messaggio e soprattutto per la velocità della sua diffusione.
Se, infatti, le mode pre-social potevano metterci anche una stagione per consolidarsi e influenzare la produzione, oggi basta una settimana a un prodotto per diventare un “must have”. Giusto? Sbagliato? Poco importa il dilemma morale, oggi funziona così e chi oppone resistenza lo fa a suo rischio e pericolo.
L’importante è saper filtrare le informazioni che riceviamo e non credere proprio a tutto quello che ci passa sul feed, ma quella bella pubblicità vintage, che diceva che mangiare tanto burro fa bene perché lubrifica le arterie e le vene, ci insegna che il discernimento è una facoltà che serve oggi come allora e che i social non hanno creato niente di nuovo. Al massimo, hanno potenziato ciò che già esisteva, nel bene e nel male.