Alessandro Comotto, uno dei cinque soci de La Masera, racconta come la famosa cantina dell’Erbaluce abbia reagito al lockdown e quali sono i progetti per il futuro.
Sandro, parlaci della vostra azienda. Siete tra i fautori della rinascita dell’Erbaluce, ne siete orgogliosi?
Assolutamente sì. La Masera è un sogno che io e i miei quattro soci – Gian Carlo, Davide, Sergio e Marco –avevamo fin da ragazzi, quello di lavorare in vigna e valorizzare un prodotto straordinario del Canavese come l’Erbaluce. Abbiamo puntato molto in questi anni sulla qualità più che sulla quantità, servendo sempre e solo il settore horeca, diversificando la produzione e affiancando all’Erbaluce altre referenze storiche piemontesi come Barbera e Nebbiolo, senza dimenticare naturalmente gli spumanti
Cosa ha significato per voi trascorrere due mesi di lockdown?
È stato surreale, come per tutti del resto. Per quanto ci riguarda ci siamo ritrovati all’improvviso a passare da una gestione ordinaria a un semi-immobilismo che ci è piombato addosso a causa della chiusura totale del mercato horeca, l’unico con il quale lavoriamo fin da quando è nata La Masera. Per fortuna l’anno scorso avevamo chiuso degli accordi con l’estero, in Svezia e USA, che ci hanno effettivamente dato un po’ di ossigeno, anche se le perdite previsionali sono piuttosto ingenti.
Avete provato la strada dell’online?
Certo, anche perché abbiamo giocoforza dovuto, per motivi economici e di sicurezza, ridurre la forza lavoro temporaneamente e quindi l’online è stato l’unico canale attraverso il quale abbiamo potuto vendere i nostri prodotti. Eravamo già presenti sulle piattaforme Storeitaly e soprattutto su Tannico, dove le ordinazioni effettivamente hanno visto un discreto incremento.
Avete già dei piani per il futuro?
Stiamo pensando, non appena si potrà, di provare a fare eventi direttamente in cantina. Ci piacerebbe associare l’arte al vino e al cibo di qualità, magari con spettacoli dal vivo che facciano da cornice alle degustazioni delle nostre bottiglie accompagnate da prodotti tipici del nostro territorio, il Canavese, che ultimamente sta vivendo una vera e propria rinascita un po’ com’è capitato all’Erbaluce. Tenteremo anche la via delle degustazioni online, potrebbero essere delle soluzioni interessanti in attesa di poter ritornare a farle dal vivo.
Quali pensi che saranno gli strascichi della pandemia a livello commerciale?
Da ottimista quale sono, la mia speranza è che prima o poi si ritorni alla normalità, anche se temo che non sarà così. Sicuramente la ripartenza sarà lunga, anche perché la paura serpeggia tra la gente molto più di quanto non si possa credere. Nonostante questo mi sembra, dalle ultime notizie, che le località turistiche, i bar e i ristoranti siano in ripresa, perché comunque c’è una forte voglia di tornare alla normalità, anche se si dovrà fare con tutti crismi. L’attenzione in questo momento è fondamentale, perché nessuno di noi può permettersi un secondo lockdown, né ora né a ottobre, quando alcuni sostengono che ci sarà una seconda ondata. Questo è il momento della responsabilità, solo così possiamo uscirne.
Avete sostenuto qualche causa di beneficenza in questo periodo?
Assolutamente sì. Non farò nomi ma abbiamo omaggiato diverse casse di vino a un’associazione torinese che si occupava di creare box di prodotti destinati alle famiglie più colpite dalla crisi Covid.
Credi che ci saranno dei cambiamenti che interesseranno la nostra sfera più umana?
Sarebbe bello che riuscissimo a fare tesoro del tempo che, nostro malgrado, ci è stato concesso e che quindi, nel tornare alla normalità, ci ricordassimo che la vita può – e forse deve – essere vissuta con più calma, che si lavorare per vivere e non il contrario e che le passioni vanno tenute in conto tanto quanto i doveri. Dovremmo anche utilizzare il buon senso e cercare di evitare atteggiamenti superficiali o estremismi nell’approcciarci all’ambiente di cui facciamo parte. In ogni caso, gli atteggiamenti del singolo possono produrre cambiamenti nell’ambito del suo microcosmo, ma la svolta civile, etica e culturale deve arrivare dai governi del mondo. Se riusciremo a essere compatti e vivere nel rispetto reciproco, il nostro pianeta potrebbe diventare un luogo davvero migliore.
Cosa ne pensi dello smart working di cui tanto si parla in questo periodo?
Che già noi per esempio non potremmo vendemmiare in smart working (ride n.d.r). A parte gli scherzi, io credo che rinchiudere la gente a casa non sia proprio un bene, né per il singolo né per l’azienda. L’essere umano è un animale sociale a qualsiasi età, e comunque vivere l’azienda dall’interno è diverso che viverla a casa attraverso il telefono o uno schermo. Mi immagino un mondo in cui rimaniamo tutti a casa davanti a un pc per 8 ore e non usciamo, non facciamo la pausa caffè con il collega, non andiamo a mangiare fuori perché abbiamo paura… questa non è vita. Certamente però il concetto di “smart” potrebbe essere declinato in orari più flessibili oppure in una via di mezzo tra lavoro in ufficio e lavoro a casa. Di questo potrebbero certamente giovarne tutti.
Hai parlato di vendemmia: a settembre si farà come al solito?
Io spero proprio di sì! Non sarà facile, magari ci vorrà un po’ più di tempo (già adesso fare la potatura verde è un processo che si è dilungato per via delle norme di sicurezza vigenti) ma siamo fiduciosi! Innanzitutto vediamo come va l’estate e aspettiamo con ansia il 2021 che secondo noi sarà l’anno della ripartenza! In ogni caso l’annata 2020 de La Masera arriverà, di questo potete starne certi!