di CORRADO LARONGA
Se dovessi girare per le strade di Torino per fare un sondaggio gastronomico, alla maniera dei tanti creator che oggi affollano le nostre bacheche virtuali, sono abbastanza certo che tutti, o quasi, saprebbero dirmi dov’è il ristorante, pardon, il Caffè Restaurant Scannabue. Quanti, però, saprebbero spiegare il perché del curioso nome che troneggia sulle insegne verdi di Piazza Saluzzo? Non ci sono dettagli macabri o antichi macellai dietro questa scelta, ma un critico letterario del 1700 al quale, caso vuole, è anche intitolata la via su cui affaccia una delle vetrine del locale, cioè Giuseppe Baretti. Nato a Torino nel 1719, il Baretti era noto non solo per una penna audace con la quale soleva sferzare autori e scritti dell’epoca, ma anche per uno pseudonimo che lo accompagnò per tutta la vita e per innumerevoli pubblicazioni: Aristarco Scannabue.

Quando Gigi Desana e Paolo Fantini, nell’ormai lontano 2008, scelsero i locali di Piazza Saluzzo per la loro nuova avventura gastronomica, restarono affascinati da questa figura così ribelle e irriverente, caratterizzata a detta di tutti (tranne che dal Leopardi, che invece ne aveva un’opinione pessima) da una libertà di pensiero e da uno spirito di indipendenza che ben potevano rappresentare l’identità che intendevano dare al loro ristorante.
A guardarla oggi, 17 anni e tanti riconoscimenti dopo, la scelta si è rivelata vincente. Sarà per l’atmosfera che strizza l’occhio ai bistrot parigini, o magari per la proposta eccellente e vivace che riesce ad accontentare tanto i cultori della cucina piemontese classica quanto gli amanti della creatività gastronomica, ma oggi Scannabue è quel ristorante in cui vai quando vuoi passare una bella serata mangiando e bevendo bene, per giunta in un bel posto. E non è poco.
Il menu è piuttosto ampio, ben strutturato, con la compresenza di grandi classici della tradizione locale e di proposte in perfetto stile bistrot, internazionali, certo, ma facilmente decifrabili tanto nella lettura quanto nei gusti. Inutile parlare dell’eccellenza della materia prima, che per altro dal 2020 è in buona parte acquistabile all’interno del ristorante nell’area gastronomia, premiata nel 2024 con l’ingresso nel prestigioso circuito dei Maestri del Gusto di Torino e Provincia. La proposta, anche in questo caso, è tutta un programma: dai famosi Plin ai tre arrosti, al vitello tonnato, dalle acciughe al verde e sott’olio, selezione di Beppe Gallina, ai Tajarin al sugo d’arrosto, giusto per citare qualcosa.
E non vanno dimenticati i vini, una selezione di oltre 800 etichette molte delle quali acquistabili anche al dettaglio. Le zone di provenienza sono sparse in tutto il mondo e l’attenta ricerca di Gigi Desana e Paolo Fantini si è concentrata prevalentemente su piccole cantine artigianali attente alla sostenibilità e alle lavorazioni responsabili in cantina. Sono così apparsi in carta sempre più nomi “sconosciuti”, che necessitano forse di una piccola introduzione al tavolo, ma che caratterizzano senza dubbio una selezione diversa dalle altre.
Cosa abbiamo mangiato in un lunedì sera da tutto esaurito da Scannabue a Torino, coccolati da uno staff cortese, professionale e preparato? Guardate qui.





