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Torino città del cioccolato: intervista a Valentina Arzilli

di SANDRA SALERNO

Torino città del Cioccolato. Anzi potremmo dire Capitale del Cioccolato. Qui sono nate fiorenti aziende produttrici ben prima di altre città, non solo italiane o europee, ma anche a livello mondiale. Molte di loro sono gestite da uomini, cioccolatieri da generazioni. Abbiamo deciso di andare un po’ controcorrente, alla scoperta di una delle realtà più recenti dell’imprenditoria nel campo, attiva dal 1992 e che oggi vede tra i suoi protagonisti Valentina Arzilli, figlia del fondatore Sergio Arzilli, che ha creato La Perla di Torino proprio nel 1992.

Come nasce La perla di Torino?

Abbiamo compiuto da poco trent’anni. Questo anniversario non è solo un momento di festa, ma anche l’occasione per riflettere sulla straordinaria storia di questa azienda e per guardare con fiducia verso il futuro. La Perla di Torino non è solo un’azienda, è una storia familiare dedicata al cioccolato e all’innovazione che ha inizio nel lontano 1992. Fondata da mio padre Sergio Arzilli, cresciuto nel laboratorio di pasticceria di famiglia, nasce dalla volontà di trasformare i limiti in opportunità. Quando mio padre scopre di essere celiaco decide di immergersi nello studio dell’arte della cioccolateria senza tradire gli insegnamenti ricevuti. Avvia così un percorso destinato a creare un marchio in grado di portare il buon cioccolato italiano in tutto il mondo. Il tartufo La Perla, che oggi è internazionalmente riconosciuto, nasce in un piccolo laboratorio in via Catania 9 a Torino, dove Sergio inizia a lavorare insieme a tre dipendenti. Nel corso degli anni, quella che era una realtà artigianale si è evoluta in un’azienda strutturata, guidata dalla costante ricerca dell’eccellenza e dell’innovazione. Da una realtà di tre persone siamo passati, oggi, ad avere un solido team di cinquanta dipendenti, ognuno perfetto nel proprio ruolo.

Quando è iniziata la sua avventura con l’azienda di famiglia?

La mia presenza attiva all’interno di La Perla di Torino è cominciata nel 2004. Rientravo a Torino dopo alcune esperienze di lavoro tra Roma e Londra e mio padre stava per partire per il Cibus di Parma, una delle manifestazioni internazionali dedicate al food più importanti, per presentare, per la prima volta al mercato trade, i tre tartufi di cioccolato che all’epoca rappresentavano l’intera produzione. In quel periodo non lavoravo ancora in azienda e nemmeno pensavo di lavorarci, ma ho scelto di fare questa esperienza per supportare mio padre e il suo progetto In quell’occasione ho visto il potenziale di La Perla: avevo una visione e sognavo di vederla realizzata. All’inizio mi sono inserita in un mercato complesso, che ha necessitato studio approfondito e una solida strategia di posizionamento. La Perla era un’azienda già avviata: dovevo imparare le regole, rispettare la cultura aziendale, con gratitudine e rispetto, portare senza imporre la mia visione. Oggi, La Perla di Torino, è un’azienda solida, che vende qualità attraverso ricette tradizionali e originali, lavorazioni fatte a mano, creando occasioni di consumo innovative. L’evoluzione di La Perla di Torino è il frutto di un progetto imprenditoriale ben strutturato, che ha trasformato lo storico punto vendita di Torino (con il suo piccolo laboratorio di produzione) in un’azienda orientata all’innovazione con un brand affermato a livello nazionale e internazionale.

Un’azienda 100% familiare e un prodotto unico, il Tartufo di cioccolato

Il Tartufo di cioccolato è il prodotto che ci ha resi famosi nel mondo e che rappresenta il DNA della nostra azienda. Da sempre, una volta ideato un nuovo gusto, amiamo sperimentare, trasformandolo e declinandolo in diverse forme e consistenze come creme spalmabili, tavolette e altre specialità per diversificarne le occasioni di consumo. Da tre versioni di tartufo di cioccolato siamo passati ad avere una gamma di 20 tartufi di cioccolato, oltre a tavolette, gianduiotti, creme spalmabili e praline.

Quante donne siete in azienda?

L’80% della squadra è composto da donne. Il mio ruolo, il mio lavoro è metterci nelle condizioni migliori. Il mondo ha bisogno di cooperazione, di modelli sostenibili, di scelte di coraggio guidate da visione e da azioni rispettose della comunità. La mia famiglia mi ha insegnato l’accoglienza e l’inclusione, mi sento profondamente legata a temi di uguaglianza, giustizia ed equità.

Cosa vuole dire essere imprenditrice in un settore che al momento vede molti uomini a capo di aziende nel settore del cioccolato?

Ammetto di essere più concentrata sul fare, sul realizzare il nostro percorso, sul fare bene, sull’adattare e strutturare la nostra azienda, il nostro progetto d’impresa seguendo ciò che si rende necessario. Non è un lavoro semplice, non sempre ho riscontrato accettazione, ho sempre pensato che sono i fatti a parlare. Io ho molte cose da fare, e voglio farle bene. Se dovessi riassumere il mio lavoro di questi ultimi anni direi: Visione, Posizionamento, Dinamismo, Digitalizzazione, Mercati Esteri, Struttura. Valorizzare: questo è il mio nuovo modello di business.

Quali progetti ci sono per il futuro?

Stiamo lanciando la nostra collezione di Natale 2024 al canale trade e a Maggio la presenteremo in occasione di Cibus a Parma. Lavoriamo su diversi progetti di struttura e sviluppo aziendale di cui ritengo prematuro parlare, ma che rappresentano la sana evoluzione del nostro progetto d’impresa.

Cosa significa sostenibilità per lei e come la applica alla sua attività?

Siamo attualmente impegnati sul bilancio d’impatto per indagare appunto il nostro “Impatto” come azienda sull’economia, la società, le persone e il pianeta. Questo ci permetterà di valutare in modo approfondito come possiamo continuare a migliorare e adottare pratiche aziendali più sostenibili per il bene di tutte le parti interessate. In definitiva, credo sia fondamentale per noi, mantenere un’impronta etica e sostenibile in tutto ciò che facciamo, assicurando che i valori di giustizia, equità e qualità siano al centro delle nostre operazioni quotidiane.

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