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World Vegan Day 2024: cosa mangiano gli italiani

di CORRADO LARONGA

Oggi si celebra il World Vegan Day, istituito nel 1994, la giornata internazionale dedicata alla sensibilizzazione sullo stile di vita vegano.

I dati forniti dall’ultimo Rapporto Italia Eurispes sulla dieta degli italiani ci dicono che è vegetariano il 7,2% della popolazione, seguito da un 2,3% che si dichiara invece vegano (complessivamente il 9,5%, erano il 6,6% nel 2023). 

Il 36,1% dei vegetariani/vegani non si sente “mai” infastidito in presenza di persone che mangiano carne/pesce, ma nel complesso il 63,8% dice di esserlo “qualche volta”, “spesso” o “sempre”. Solo il 23,6% non ha mai notato un atteggiamento negativo e intollerante nei suoi confronti, mentre il 76,4% riporta episodi di questo tipo, anche se con diversa frequenza. Sull’altro versante, sembrerebbe esserci più tolleranza: infatti, l’86,8% di chi è onnivoro dichiara di sentirsi per nulla o poco infastidito in presenza di persone che seguono un’alimentazione vegetariana/vegana.

Se fino a qualche anno fa le opzioni alimentari per chi seguiva una dieta vegana si limitavano, in buona sostanza, a verdure cucinate con più o meno creatività, oggi le possibilità si sono moltiplicate grazie anche all’interesse della ristorazione, che, dimostrando consapevolezza delle evoluzioni in atto, si è aperta sempre di più a chi abbraccia stili alimentari diversi da quello onnivoro. Torino non fa eccezione.

Di seguito vi raccontiamo tre realtà vegan friendly di alta qualità a Torino.

ANTONIO CHIODI LATINI: IL CUOCO DELLE TERRE

World Vegan Day

Il ristorante di Antonio Chiodi Latini a Torino è la destinazione giusta per chiunque voglia provare una cucina sperimentale, difficile da etichettare, certamente buona. Buona perché si dimostra virtuosa nel rispettare il mondo vegetale e chi lo cura: gli agricoltori. Buona perché valorizza la materia prima di stagione, comportandosi in modo onesto con la natura. Buona perché di qualità, perché contamina sapori e ingredienti di territori vicini e lontani. Buona perché fa bene a noi e al nostro pianete. Buona, infine, perché ricerca il gusto sopra ogni cosa. La famiglia di Antonio Chiodi Latini ultimamente si è ingrandita grazie alla nascita dell’Emporio Vegetale, che propone una gastronomia plant based con tanti piatti sfiziosi e una linea di prodotti in pratiche box pronte a cuocere. Tutte le proposte dell’Emporio Vegetale si possono acquistare online oppure nella gastronomia all’interno dell’IperBiobottega in Corso Regina Margherita 440 a Torino. 

Benvenuti nella cucina del futuro, che per noi è già presente da anni. La nostra è arte underground, nel senso che lavora con tecniche e tecnologie del sottosuolo, enfatizzandolo e mettendolo al centro del palcoscenico. Proprio come un’opera d’arte o una pièce teatrale”.

SOUL KITCHEN: CREATIVITÀ VEGETALE

World Vegan Day

La creatività, di per sé, non ha limiti. Dunque, la creatività vegetale, espressione che si può a pieno titolo applicare a Soul Kitchen, rappresenta tutte le strade che potenzialmente può percorrere la cucina vegetale, quando indirizzata dal giusto ispiratore. In questo caso è Luca Andrè, chef e proprietario di un ristorante che ha fatto della fantasia e della sperimentazione le sue parole chiave. In effetti, leggendo il menu ci si accorge subito di quanto ricchi siano i piatti e di quanta tecnica vi sia dietro. La parola “banalità” in questo caso non è nemmeno contemplata in una carta che potrebbe tranquillamente appartenere a un ristorante dall’altra parte del mondo, e questo perché la cucina vegetale è una tela bianca su cui si può dipingere con un solo diktat: nessuno degli ingredienti utilizzati può essere di origine animale. A parte questo, si può fare tutto. La carta cambia spesso, seguendo la stagionalità dell’ingrediente e concedendosi spesso variazioni sul tema di piatti o chef famosi, rielaborati in chiave vegetale.

L’ORTO GIÀ SALSAMENTARIO: NOMEN OMEN

Il Salsamentario (che in dialetto toscano significa “salumiere, pizzicagnolo”) era uno storico locale di via Monferrato, la cui nascita risale addirittura al 1920. È stata per anni una gloriosa gastronomia finché ha chiuso i battenti ed è stata rilevata da Eduardo Ferrante, che ha voluto ricordarne l’origine mantenendo la dicitura nel nome del suo  ristorante, L’Orto già Salsamentario. E anche in questo caso, nomen omen, perché il ristorante di Eduardo è 100% vegetale, con una chiara impronta mediterranea. Per lui è stato facile scegliere cosa fare nella vita, essendo cresciuto fin da piccolo in cucina con la mamma, che gli ha trasmesso il piacere di fare da mangiare. Nei piatti de L’Orto, questo sentimento si sente, così come si sente il desiderio di Eduardo di far divertire i suoi ospiti con ricette a base di prodotti vegetali di stagione. La ricerca è parte integrante di un menu che viene provato e riprovato nel laboratorio del ristorante finché i piatti non sono perfetti e pronti per soddisfare palati vegani e non.

 

 

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