di ANASTASIA OSSOLA
Enrico Bartolini al Mudec = elegante perfezione.
Se dovessi definire in due parole questo ristorante e la sua cucina lo farei così.
È elegante, la storia dei suoi piatti, il loro impiattamento, il servizio dei ragazzi in sala.
È perfezione, l’esecuzione, il bilanciamento, il gusto e i profumi.
Quella punta di acidità, in ogni suo piatto, come una bellissima e indelebile firma, ma bilanciata, da tutti quegli ingredienti con una nota amaricante che sanno rendere il piatto un vero spettacolo.
Non c’è estremismo, stravolgimento, rivoluzione.
Ma c’è, come già detto, elegante perfezione.
Enrico Bartolini non è semplicemente lo chef tristellato dell’omonimo ristorante all’interno del Mudec di Milano, bensì è lo chef più stellato d’Italia e il quinto nel mondo, preceduto solo da mostri sacri della cucina come Alain Ducasse, Pierre Gagnaire, Martin Berasategui o Yannick Alléno.
9 stelle Michelin, 6 ristoranti. Un giorno una persona mi disse “tutto quello che Enrico tocca prende magia”. Abbiamo ancora qualche dubbio? Io no di certo.
Enrico Bartolini al Mudec è una coccola, un ambiente moderno e raffinato, nel quale ci si sente da subito a proprio agio.
Uno staff cordiale, giovane e più che preparato, attento ad ogni minimo dettaglio.
Una bollicina accompagna l’aperitivo, per poi dare un’occhiata alla ricca carta vini, accuratamente raccontata dal sommelier Sebastien Ferrara.
Il benvenuto dello chef è ricco e ti prepara bene a ciò che verrà dopo, come se fosse una piccola anticipazione.
Due sono i menu degustazione, uno dedicato ai best of e un altro più esperienziale.
La scelta è stata difficile, ma come prima volta abbiamo deciso di privilegiare i piatti che hanno fatto la sua storia, a partire dai bottoni di olio e lime in salsa cacciucco e polpo (posso raccontarveli, ma non renderebbe comunque l’idea) fino ad arrivare all’iconico risotto alle rape rosse e gorgonzola, completato con delle gocce di ciliegia e della salsa di noci…emozionante.
Tutto il percorso degustazione è una meravigliosa storia, raccontata non a parole ma tramite gusti, profumi, colori.
Piatti talmente buoni, talmente perfetti, da far sembrare l’attimo fin troppo breve.
Un secondo prima ti stai emozionando di fronte a quel filetto di vacca podolica in osso e un secondo dopo ti ritrovi sulle gambe un nuovo tovagliolo, aromatizzato agli agrumi di Amalfi, e un pre dessert con cachi, zafferano, castagna cotta nel rum, gelato al cavolfiore e tartufo bianco.
Tutto perfetto, tutto elegante.
Se non mi credete, a voi la parola…
Benvenuto dello chef
Amuse bouche: black cod con foglia di shiso e zenzero
Pane da grani antichi macinati a pietra, farina di farro, lievito madre, carota viola e semi di sesamo nero, lievitato 17 ore
Burro leggermente salato con fiori di arancio e mandarino
Alice, ostrica del Delta del Po e caviale
Filetto di manzo in aspic contemporaneo
Animella di vitella piemontese al curry, rapa di Chioggia al tartufo e dragoncello
Bottoni di olio e lime in salsa cacciucco e polpo
Spaghettone trafilato al bronzo, anguilla affumicata e calamaretti spillo
Risotto alle rape rosse e salsa gorgonzola “Evoluzione”
Maiale della valle d’Itria, crosta di alghe, crescione e uva fragola
Filetto di vacca podolica in osso
Cachi e zafferano, castagna cotta nel rum, gelato al cavolfiore, tartufo bianco
Zabaione tradizionale, gelato al pistacchio di Bronte e albero di arance
Piccola pasticceria