di EDOARDO GATTI & CORRADO LARONGA
Le Nitto ATP Finals di Tennis non sono solo uno degli eventi sportivi più importanti dell’anno, ma anche una grande vetrina internazionale per la nostra città, che nel 2021, nel 2022 e per i prossimi due anni godrà di una visibilità mediatica straordinaria. Sono tanti gli eventi che colorano questa settimana di grande Tennis, e tra questi c’è un palinsesto, organizzato da To Be, che si chiama Lavazza Experience e che porta ogni sera tra le mura della Centrale Nuvola Lavazza la grande enogastronomia del territorio.
La serata inaugurale si è tenuta domenica 13 novembre con uno dei format storici di To Be: il Menu a 10 Mani, una grande cena di gala in cui 5 chef stellati Michelin, un grande pastry-chef e i migliori produttori del territorio mettono in piedi uno spettacolo enogastronomico di grande livello, tra piatti, vini ed eccellenze del territorio.
Quest’anno, però, l’appuntamento era più speciale del solito, perché era dedicato a un grande personaggio della nostra Torino, un uomo che, in un modo o nell’altro, ha scritto la storia della gastronomia italiana pur non essendo né uno chef né un artigiano del cibo o del vino. Lui è Giorgio Grigliatti, un signore che quarant’anni fa, quando i cuochi erano ancora confinati nelle loro cucine e nessuno immaginava neanche lontanamente che potessero, un giorno, diventare delle star, aveva già intuito il potenziale che l’enogastronomia aveva nella valorizzazione di un territorio, qualsiasi esso fosse.
Non si occupava in prima persona di cucina, ma ne era così tanto appassionato che un giorno, nei primi anni ‘80, sentì parlare di un cuoco spagnolo, tale Ferran Adrià, e partì in macchina da Torino, con un altro fuoriclasse di nome Bob Noto, per andare a mangiare nel suo ristorante El Bulli, in Spagna, in Catalogna. Più di 1500 km, tra andare e tornare, per un pranzo? Follia.
Giorgio Grigliatti ha conosciuto probabilmente prima di chiunque altro i migliori chef d’Italia e d’Europa e con loro, oltre ad un profondo legame di amicizia che perdura ancora oggi, ha creato spunti, collegamenti, progetti e opportunità.
E l’ha fatto sempre in modo incondizionato, senza che in tasca gli tornasse nulla, solo per amore dell’arte culinaria e della sua città, Torino. È stato uno dei primi a scoprire nomi come Massimo Bottura, tanto per farne uno. E poi Moreno Cedroni, Davide Scabin e Maurilio Garola, che erano tra gli chef che hanno cucinato al Menu a 10 Mani. Enrico Bartolini, che pochi giorni fa ha conquistato qualcosa come la dodicesima stella Michelin in carriera, e poi la storica famiglia Vicina, Luigi Taglienti, più recentemente Alessandro Mecca tanti, tanti altri.
Giorgio non ha solo scoperto o contribuito a scoprire alcuni tra i migliori chef italiani e d’Europa, ma ha anche creduto e supportato il nostro progetto editoriale, Menu à Porter, un magazine gratuito che racconta i migliori ristoranti di Torino, Langhe, Roero e Monferrato. In ogni edizione, da 10 anni a questa parte, c’è sempre un suo articolo, anche se a lui, in realtà, scrivere pezzi per riviste non piace nemmeno tanto. Ma, dove vede passione, Giorgio Grigliatti mette il cuore, sempre.
Allora, bisogna dire grazie. Grazie a Giorgio Grigliatti, per aver dimostrato che si possono fare grandi cose senza chiedere nulla in cambio. Grazie per aver dato così tanto al mondo dell’enogastronomia italiana e non solo. Grazie per essere stato il mentore di tanti e per il sostenitore di tutti coloro che avevano il sogno di fare grande la nostra ristorazione. Anche le serate della Lavazza Experience, in un certo senso, sono merito suo.
Grazie Giorgio.