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I ristoranti degli anni ‘80

di LEO RIESER 

Torino è una delle città più ricche di opportunità gastronomiche ed è considerata un laboratorio probante per gli imprenditori che desiderano aprire un locale. Ma come si mangiava negli anni Ottanta? E quanti di quei ristoranti sono rimasti aperti in questi quarant’anni? E quanti di questi, rimasti fedeli alla loro linea, rappresentano un vero e proprio viaggio nel tempo?

Doverosa una premessa importante. Torino è stata nel dopoguerra una città di grandi flussi migratori e negli anni Settanta e Ottanta, oltre alle “piole” nostrane, i ristoranti e le trattorie che hanno fatto la differenza sono inevitabilmente stati quelli regionali. Nella mia dozzina ne troverete tanti della Toscana, la prima regione che ha generato diverse realtà, dai più blasonati come il Gatto Nero a svariate trattorie. Poi sono venuti a ruota gli abruzzesi e i sardi (quasi tutti – avrete notato – caratterizzati dal nome del titolare!) e via via tutti gli altri.
Oggi c’è un profluvio di giapponesi e orientali. Ma questa è un’altra storia.
Qui invece vorrei ricordare anche quei ristoranti che negli anni hanno cessato l’attività: il veneto Ciacolon dove uno sterminato buffet introduceva la cena come veneto era Fortin; piemontese invece il Bastian Contrario, uno dei primi a proporre decine di antipasti e a chiudere con la valdostana grolla dell’amicizia.
Nemmeno tutti i toscani sono sopravvissuti. Qualcuno ricorda ancora La Buca di San Francesco, l’Etrusco, il Firenze? Come nemmeno alcuni grandi nomi: il Rendez-Vous, il Montecarlo, la Smarrita, la Vecchia Lanterna, i Due Lampioni, tutti ristoranti che oggi avrebbero ancora da dire la loro.

Godono invece di buona salute tre dei più storici riferimenti della città: del Cambio, Tre Galline e San Giors, ma con le dovute differenze. I primi due da anni sono in mano a gruppi economici importanti. Il San Giors invece è una scommessa vinta da una architetta lungimirante come Simona Vlaic che, dopo troppi anni d’oblio, ne ha fatto un ristorante e un albergo di sicuro charme. Non riaprirà più, per contro, il quasi omonimo San Giorgio, che al Valentino avrebbe rappresentato un bel “quantum leap”…

Un’ultima considerazione sulle pizzerie. Oggi c’è un divertente revival della pizza torinese per eccellenza: il padellino, non proprio una classica pizza. Ebbene qualche locale lo fa ancora come quarant’anni fa, altri della cosiddetta new wave lo ha introdotto a menu puntando su ingredienti di alta qualità. Insomma anche qui c’è l’imbarazzo della scelta. 

RISTORANTE AL GATTO NERO
Corso Turati 14 – TORINO – 011 590414

E’ l’archetipo dei ristoranti “anni ottanta” a Torino. IL primo in assoluto in qualità tra quelli rimasti oggi. E soprattutto il locale, oggi condotto da Andrea Vannelli, ha rappresentato quella connessione che ha legato la cucina e l’accoglienza toscana a Torino. Due stelle Michelin negli anni Settanta, una nel decennio successivo, è l’approdo irrinunciabile di della Torino elegante che cerca il comfort food. I ricchi e poveri, la melizza, gli spaghetti alla Peppino Fiorelli, l’impareggiabile chateaubriand, le patatine e una delle migliori cantine della città meriterebbero più di queste frettolose righe. Per me numero uno.

RISTORANTE CECCARELLI
Via Santorre di Santarosa 7/b – TORINO – 348 901 8484

I Ceccarelli fanno parte di quella numerosa nidiata di toscani calata a fine anni Cinquanta a Torino, ma che oggi hanno saputo coniugare la tradizione con la modernità. Il locale è elegante ed è in una delle zone meglio ristrutturate della città, a due passi da quella elegante via pedonale che è divenuta via Monferrato. A differenza di molti toscani provenienti dalla Lucchesìa, i Ceccarelli arrivano dalla costa, da Massa Carrara. I piatti non si limitano solo all’ittico, ma spaziano anche su classici toscani (la trippa) e piemontesi (vitello tonnato e agnolotti). Locale molto frequentato, prenotate per tempo.

RISTORANTE MARCELLO 011 530854
Corso Stati Uniti 4 – TORINO

Nato nel 1961, nel cuore di Torino a due passi da Porta Nuova, ha preso il nome dal fondatore (classe 1926) arrivato da Altopascio nel 1940. La figlia Laura Grazzini con il marito Giuseppe ha preso le redini del locale nel 1990, e la linea di cucina del ristorante si è pian piano ammodernata pur non tradendo mai lo spirito iniziale. Una carta molto ampia che affianca alle specialità toscane (crostini, prosciutto toscano, bocconcini di pesce alla livornese) molti classici della cucina piemontese. Nel 2016 il locale è stato ristrutturato ed è ora molto accogliente mantenendo familiarità e calore.

RISTORANTE GIOVANNI
Via Gioberti 24 – TORINO

Nasce nel 1976 il ristorante Giovanni e diventa una delle mete preferite dei torinesi affascinati dalla cucina siciliana della famiglia Chiarenza e soprattutto dalla passione di famiglia per i grandi vini di qualità. A distanza di quasi cinquant’anni quella cantina è un vero “sancta sanctorum” e la figlia Maria è guida perfetta, competente come e quanto papà. In cucina c’è Carmelo. Con l’apertura dell’attigua gastronomia il menù si è ulteriormente arricchito e non bisogna perdere gli ottimi crudi di pesce siciliano, le busiate alla trapanese e la tagliata di tonno in crosta di pistacchio, nonché i dolci della pasticceria siciliana Carniglia.

 

RISTORANTE DA MAURO349 151 3068

Via Maria Vittoria 21 – TORINO 

Due tra i temi portanti della ristorazione torinese d’antan: il calcio e la Toscana. Interminabile menù di stampo toscano dattiloscritto in stampatello, con oltre 60 portate da scegliere e tante foto di quando negli anni Ottanta e novanta era possibile incontrare qui Boniek o Rossi prima e Del Piero o Inzaghi poi. I crostini con i fegatini, i mitici cannelloni “alla Mirella”, la castellana al prosciutto e la supreme di pollo con la rucola ci sono ancora e fanno tanto vintage. Si possono ancora ordinare le mezze porzioni, ma la riduzione di mezzo euro sul costo completo rende l’opzione poco plausibile. 

RISTORANTE ALBA
Via San Pio V 8 – TORINO – 011 238 8798

Non c’è solo Toscana nella Torino ristorativa degli anni che furono ma anche tanto Abruzzo da Castiglione Messer Marino in provincia di Chieti, insomma come Altopascio in provincia di Lucca. Ha chiuso da due mesi in San Salvario, uno dei templi della cucina abruzzese, “da Felice”, ma a pochi passi resiste indomito il fratello Domenico Taddeo. Ventricina abruzzese, lasagnette e maccheroni alla chitarra, come se piovesse, ma anche una buonissima bistecca di vitello alla Grissinopoli, la risposta sabauda alla cotoletta alla milanese.

 

RISTORANTE URBANI
Via Saluzzo 3 – TORINO – 011 238 8798

e

RISTORANTE DUE MONDI
Via San Pio V 3d – TORINO – 011 669 2056

Un tempo a San Salvario si giocava un insolito derby. Due ristoranti, uno di fronte all’altro (adesso Urbani ha “attraversato la strada”). Ai Due Mondi si parlava bianconero, mentre da Urbani, davanti a una distesa di antipasti, fatti trovare direttamente al tavolo, il popolo era convintamente granata. Adesso ai Due Mondi c’è Gianluca Bigero, uno chef conosciuto che fa cucina più moderna, ma proprio di recente ha organizzato una serata revival con cocktail di gamberi, tortellini alla panna e filetto Voronoff. Cucina tradizionale invece da Emanuela Urbani, in un locale arredato come in una fiaba.

 

RISTORANTE GALANTE 011 532163

Corso Palestro 15 – TORINO

Un locale con una gestione ultra-quarantennale della medesima famiglia. Il locale è elegantemente demodé, con colonne, capitelli e vedute di Venaria ma la cucina è solida e sempre molto apprezzata. Va molto il pesce con ottimi calamari grigliati e eccellente risotto con gamberi e ananas, ma una vera leccornia è la battuta di carne alla tartara, accompagnata da golosissime patatine fritte a spillo. Il figlio dello chef Domenico, Massimo si è specializzato in squisiti gelati mantecati al momento, mentre il genero Luca propone uno zabaione altrettanto invitante. Carta dei vini ampia e a prezzi contenuti.


RISTORANTE DA BENITO 011 309 0354
Corso Siracusa 142 – TORINO

Aperto nel 1966 è stato veramente il capostipite dei ristoranti “solo pesce” a Torino. Si veniva da Benito per gli antipasti misti di pesce (ma anche per le verdure ripiene), per il mitico risotto alla certosina con gli scampi e poi per dividere una sontuosa grigliata o farsi sfilettare una bella orata o ancora per un dentice al cartoccio. Dopo quasi sessant’anni il menù è sempre quello, il locale idem e sicuramente la formula tutto pesce è ormai inflazionata, ma questo rimane un approdo sicuro. E poi quel risotto… Si va sul sicuro anche con i vini: i grandi nomi piemontesi e friulani e le etichette più tradizionali.

 

TAVERNA DELLE ROSE011 538345
Via Massena 24 – TORINO

Alzi la mano chi in quegli anni non ha portato il suo lui o la sua lei in questo ristorantino in Crocetta dalle sale intime e dalle rassicuranti tovagliette bianche e rosse a quadri. Il locale è aperto da più di sessant’anni (in origine si chiamava trattoria delle rose) e la stessa gestione lo conduce da quaranta. La tavernetta è molto romantica e la cucina piemontese (carne cruda, agnolotti) si affianca a piatti siciliani (rigatoni alla Norma e pesce spada alla griglia) e con qualche ulteriore incursione in Veneto (pasta e fasoi, seppie con polenta). Lo chef prepara anche dessert molto creativi.

CROCETTA011 597789
Via Marco Polo 21 – TORINO

Sono belli, colorati e ancora attuali i due murales che adornano le pareti del Crocetta. Il ristorante dei coniugi Mecca (il figlio Alessandro è uno dei giovani stellati più bravi della città, recentemente spostatosi in Langa) è storicamente uno dei più rassicuranti della città. Gli agnolotti di fonduta burro e salvia, la Robespierre (per due, ma io ho sempre la tentazione di ordinarne una doppia solo per me), la castellana, i gamberi alla catalana, la sogliola alla mugnaia sono la conferma di una cucina senza fronzoli preparata con ottime materie prime e senza sorprese negative.

 

PORTO DI SAVONA011 817 3500

Piazza Vittorio Veneto 2 – TORINO

Con un dehors invidiabile su una delle più belle piazze cittadine il Porto di Savona è uno dei più antichi ristoranti della città. L’ambiente e la cucina sono i medesimi da decenni e apprezzati sia dal pubblico locale che dai turisti. Prova ne sia che tra i numerosi ristoranti del gruppo Ferrari-Chiambretti è quello che fa spessissimo il completo. A mezzogiorno come negli altri ristoranti del gruppo si mangia un monopiatto a scelta, quasi sempre ricetta di tradizione. Il fritto misto c’è quotidianamente (in versione ridotta a 9 pezzi), e non mancano mai gnocchi, brasato e bonet.

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